venerdì 18 luglio 2008

"POETICA DEL DIVERSO" di ÉDOUARD GLISSANT

Alcuni passi tratti dall’intervista “Creolizzazioni nei Caraibi e nelle Americhe” contenuta in “Poetica del diverso”, É. Glissant:

―“Ho sempre detto che il mare dei Caraibi si differenzia dal Mediterraneo perché è un mare aperto, un mare che diffrange, mentre il Mediterraneo è un mare che concentra. Se le civiltà e le grandi religioni monoteiste sono nate intorno al bacino del Mediterraneo, ciò è dovuto alla capacità di questo mare di orientare, anche se attraverso drammi, guerre o conflitti, il pensiero dell’Uomo verso l’Uno e l’unità. Al contrario quello dei Caraibi è un mare che diffrange e favorisce l’emozione della diversità. Non solo un mare di transito e di passaggio, ma un mare di incontri e di coinvolgimenti. Ciò che è avvenuto in tre secoli nei Caraibi è letteralmente un incontro di elementi culturali provenienti da orizzonti assolutamente diversi e che realmente si creolizzano, che realmente si stratificano e si confondono l’uno nell’altro per dar vita a qualcosa di assolutamente imprevisto e assolutamente nuovo, la realtà creola.”—

—“I fenomeni di creolizzazione sono importanti, perché permettono un nuovo approccio alla dimensione spirituale delle umanità, un approccio che implica una ricomposizione del paesaggio mentale delle umanità contemporanee: la creolizzazione presuppone che gli elementi culturali messi a confronto debbano necessariamente essere ‘di valore equivalente’ perché avvenga un vero processo di creolizzazione. Se fra gli elementi messi in relazione alcuni vengono sminuiti rispetto ad altri. La creolizzazione non avviene. Qualcosa accade comunque ma in un modo bastardo e ingiusto. […] La creolizzazione esige che gli elementi eterogenei messi in relazione si ‘intervalorizzino’, che non ci sia degradazione o diminuzione dell’essere, sia dall’interno che dall’esterno, in questo reciproco e continuo mischiarsi.”―

―”Bisogna rinunciare alla spiritualità, alla mentalità e all’immaginario nati dalla concezione di un’identità a radice unica che tutto uccide, per entrare nel sistema complesso di un’identità di relazione, di un’identità che comporta un’apertura all’altro. […] Nelle culture occidentali si dice che l’assoluto è l’assoluto dell’essere e che l’essere non può esistere se non si concepisce come assoluto. Già i presocratici sostenevano, invece, che l’essere è relazione, cioè l’essere non è assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo, relazione con il cosmo. […] Io dico che la nozione di essere e dell’assoluto dell’essere è legata alla nozione di identità come ‘radice unica’ e dell’esclusività dell’identità e che se si concepisce un’identità rizoma, cioè radice che si intreccia con altre radici, allora ciò che diventa importante non è tanto una pretesa assolutezza di ogni radice, ma il modo, la maniera in cui entra in contatto con le altre radici: la Relazione. Oggi una poetica della Relazione mi sembra più evidente e più avvincente di una poetica dell’essere.”—
(Sottolineature mie)

Queste riflessioni costituiscono il cardine dei miei pensieri, così come il filo conduttore di questo blog. Dalla prima volta che ho letto queste righe ho sentito la forza e la pregnanza di queste idee. Erano ciò di cui ero alla ricerca, ciò che poteva costituire la base per il mio peregrinare mentale e corporale. Sono una chiara e lucida dimostrazione che il Mondo è uno e tutto intero e che una Poetica della Relazione è l’unica strada possibile per costruire un percorso di vita giusto, sano e felice. La felicità. Non è ciò di cui tutti siamo alla ricerca?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi Piace il tuo blog, ti invito a non lasciarlo da parte, anche io ho studiato con Gnisci, un maestro, ancora oggi mi sento molto legata a lui, sn in Chiapas se ti serve qualcosa daquesta parte del mondo, conta su di me.